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Scadenza? Facciamo chiarezza!

Siamo una società ricca e opulenta, lo si capisce anche dal cibo che sprechiamo. Un certo spreco alimentare è inevitabile, altro è invece evitabile. La Commissione Europea stima che fino al 10%, degli 88 milioni di tonnellate di sprechi alimentari prodotti ogni anno nell’UE, sia legato a un’errata interpretazione del significato della data di scadenza sui prodotti alimentari.

Vediamo di fare un po’ di chiarezza sulle due diciture che troviamo stampigliate sulle confezioni degli alimenti.

La dicitura “da consumare entro” (definita DATA DI SCADENZA) viene utilizzata nel caso di alimenti molto deperibili dal punto di vista microbiologico, che dopo il periodo indicato potrebbero costituire un pericolo per la salute umana. Questa categoria di alimenti richiede un’attenta osservazione delle modalità di conservazione, quali “conservare in frigorifero” oppure “conservare a una temperatura tra 0 e +4°C”. La non osservanza di queste indicazioni aumenta la velocità di deperimento dell’alimento. Importantissimo è non interrompere la “catena del freddo”, vale a dire: prodotti che al supermercato si trovano nei banchi frigoriferi (compresi i surgelati), vanno rimessi nelle stesse condizioni di conservazione il prima possibile. Quindi è meglio fare la spesa appena prima di tornare a casa, utilizzando borse termiche ed evitando di lasciare la spesa nel baule dell’auto parcheggiata.

La dicitura “da consumarsi preferibilmente entro il” (definita TERMINE MINIMO DI CONSERVAZIONE) viene utilizzata nel caso di prodotti non facilmente deperibili dal punto di vista microbiologico. È legata ad un aspetto più qualitativo del prodotto, alcune sue caratteristiche – quali ad esempio sapore e consistenza – potrebbero variare dopo la data riportata sulla confezione, ma il prodotto potrebbe essere comunque consumabile.  Attenzione però, questo vale se le modalità di conservazione specificate sulla confezione sono state rispettate e l’incarto è integro. In ogni caso, anche se il prodotto fosse stato conservato correttamente e la confezione fosse integra, è sempre necessario valutarne l’aspetto e l’odore prima di portarlo in tavola.

Un po’ di esempi

Riportano la data di scadenza i seguenti prodotti:

latte fresco, formaggi freschi (mozzarella, crescenza, ricotta …), salmone affumicato, yogurt, pasta fresca ripiena, pasta fresca all’uovo, sughi freschi…

Riportano il termine minimo di conservazione i seguenti prodotti:

alimenti surgelati (verdure, pesce, preparati), gelati, prodotti da forno dolci (biscotti, merendine, torte, fette biscottate…), sostitutivi del pane (crackers, pane in cassetta, grissini…), cereali per la colazione, cioccolato, conserve alimentari, pasta, riso, bevande e bibite (gassate e non), olio…

Alcuni alimenti non hanno obbligo di indicazione della data di scadenza o del termine minimo di conservazione:

  • prodotti ortofrutticoli freschi, comprese le patate, purché non sbucciati, tagliati o che abbiano subito trattamenti analoghi;
  • vini e spumanti;
  • bevande con un contenuto di alcol pari o superiore al 10% e in questa categoria rientrano i liquori;
  • prodotti di panetteria o pasticceria prodotti per venir consumati entro 24 ore dalla produzione;
  • aceti,
  • sale da cucina,
  • zuccheri allo stato solido,
  • prodotti di confetteria composti quasi solo da zuccheri e chewing-gum.

Per saperne di più

  • Regolamento UE 1169/2011. Allegato X
  • Panel EFSA sul rischio biologico (BIOHAZ). EFSA Journal (2020)18(12): 6306. https://doi.org/ 2903/j.efsa.2020.6306

Redatto da:

Rossi Filippo
Ricercatore in Nutrizione Umana
Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali
Università Cattolica del Sacro Cuore
Piacenza

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