Ogni giorno, noi Italiani consumiamo molto più sale di quanto il nostro organismo ne abbia realmente bisogno. Il sale, chimicamente chiamato cloruro di sodio, è un ingrediente ampiamente utilizzato, sia a livello industriale che casalingo.
Un recente studio scientifico indica che il consumo stimato di sale, nel nostro paese, eccede la quantità massima giornaliera indicata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che corrisponde a 5 g – circa un cucchiaino. È noto, infatti, che un consumo eccessivo di sale favorisca un aumento della pressione arteriosa e successivo incremento del rischio di insorgenza di patologie cardiovascolari. Oltre a questo, studi scientifici associano un eccessivo consumo di sale con altre patologie cronico-degenerative.
Nonostante il limite sia ampiamente superato, dallo studio emerge anche un dato rincuorante. Grazie alle politiche adottate a livello nazionale per “invertire la rotta” su questo comportamento non adeguato è stata registrata una riduzione del 12% di sale consumato negli ultimi anni.
Dal 2005, per esempio, la World Action on Salt, Sugar & Health (WASSH) (https://www.worldactiononsalt.com/) promuove un appuntamento annuale,
diffuso a livello nazionale dalla SINU (Società Italiana di Nutrizione Umana), per sensibilizzare la popolazione sull’eccessivo consumo di sale e favorire comportamenti corretti a tavola, oltre ad incoraggiare le aziende alimentari e il settore della ristorazione a ridurne il contenuto negli alimenti e pietanze.
Tutti noi, infatti, possiamo ridurre il consumo di questo ingrediente, aggiungendone meno alle nostre pietanze e leggendo attentamente l’etichetta dei prodotti alimentari.
Diverse sono le azioni semplici e concrete che si possono mettere in atto per limitare il sale aggiunto alle pietanze.
- Utilizzare spezie ed erbe per insaporire le pietanze e quindi ridurre il quantitativo di sale utilizzato;
- Preferire verdure non conservate e lavare accuratamente i legumi e le verdure in scatola prima del consumo;
- Esaltare il sapore dei cibi usando succo di limone e aceto (ad es: nelle insalate);
- Ridurre gradualmente il sale utilizzato per le preparazioni casalinghe;
- Non mettere sale o salse salate in tavola in modo da abituarti a non aggiungere altro sale alle pietanze;
- Non aggiungere sale negli alimenti per bambini e limita l’uso per tutta la famiglia;
- Imparare a leggere e interpretare le etichette nutrizionali dei prodotti confezionati. A questo proposito, è bene ricordare che un contenuto di sale maggiore di 1-1,2 g su 100 g di prodotto indica un alto quantitativo di sale, un contenuto di sale compreso tra 0,3 e 1-1,2 g su 100 g di prodotto indica un medio quantitativo di sale, mentre valori inferiori a 0,3 indicano un basso quantitativo di sale su 100 g di prodotto.
Redatto da:
Margherita Dall’Asta – Ricercatore in Nutrizione Umana
Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali
Università Cattolica del Sacro Cuore
https://sinu.it/meno-sale-piu-salute
https://www.worldactiononsalt.com/
Donfrancesco, C., Lo Noce, C., Russo, O., Minutoli, D., …. & Strazzullo, P. Trend of salt intake measured by 24-h urine collection in the Italian adult population between the 2008 and 2018 CUORE project surveys. Nutrition, metabolism, and cardiovascular diseases, 2021, 31(3), 802–813. https://doi.org/10.1016/j.numecd.2020.10.017