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Consapevolezza del sovrappeso e diritto alla cura

In Italia le giornate con una dedica non mancano, abbiamo le ricorrenze liete: la festa della mamma, del papà, dei nonni, del gatto, ma anche quelle tragiche come le giornate dedicate alla memoria delle vittime dei lager nazisti, delle foibe o del terrorismo.

Dal 2015 La World Obesity Federation ha fissato nel 4 marzo la giornata dedicata alla sensibilizzazione nei confronti dell’obesità e dei problemi ad essa connessi. Primo fra tutti lo stigma sociale che pesa, è il caso di dirlo, sulle persone affette e afflitte dall’obesità. Affette perché di malattia si tratta, afflitte perché l’eccesso ponderale rende complicate molte cose semplici, dall’allacciarsi le scarpe al potersi sedere al cinema. Inoltre, l’obesità aumenta il rischio di sviluppare patologie metaboliche come il diabete o l’ipertensione.

Quanti sono le persone obese in Italia?

L’Italian Barometer Obesity Report 2024, che riporta una rielaborazione dei dati ISTAT e ISS (Istituto Superiore di Sanità) afferma che l’11.9% della popolazione italiana è obesa. Nel 2022 questa categoria racchiudeva l’11.4 % degli italiani. La frazione in sovrappeso rappresenta il 36.1 % degli abitanti la Penisola.

Per questo L’Italia, dal mese di ottobre 2025, si è poi dotata di una Legge che riconosce l’obesità come malattia, questo implica che le relative terapie dovranno essere garantite dal SSN.

La nuova normativa definisce un approccio integrato alla patologia, basato su prevenzione, cura e sensibilizzazione sociale, compresa la lotta allo stigma verso le persone obese. Presso il Ministero della Salute sarà istituito uno specifico Osservatorio con compiti di monitoraggio della patologia e diffusione degli stili di vita adatti al suo contrasto.

Il problema dell’obesità infantile

Disaggregando i dati per fasce di età, si osserva che il all’incirca il 19% dei bambini di età compresa fra 8 e 9 anni è in sovrappeso, mentre il 9.8% è obeso, percentuali leggermente maggiori di quelle osservate negli anni precedenti e che raggiungono valori maggiori nelle regioni meridionali rispetto a quelle settentrionali.

Cosa si può fare ?

Tranne quelle persone dove l’obesità è l’esito di patologie, (circa il 10%) del totale, la stragrande maggioranza di chi si trova in eccesso ponderale, deve questo fatto a un bilancio energetico dove le Calorie assunte superano di gran lunga le Calorie consumate. Per riportare l’equilibrio, le diverse indagini svolte in Italia, evidenziano alcuni punti dove agire:

  • Aumentare l’attività fisica, che è bassa non solo nella popolazione adulta, ma lo è anche negli adolescenti, solo il 7.1% dei maschi e il 3.0% delle femmine dichiara di svolgere attività fisica in modo regolare.
  • Non saltare la prima colazione, che invece è poco gradita, specialmente dagli adolescenti. Può sembrare strano che rinunciare a un pasto aumenti il rischio di ingrassare, ma il fatto è che arrivare affamati a pranzo, accresce il rischio di abbuffate senza controllo.
  • Mangiare frutta e verdura. Consumare giornalmente le 5 porzioni di frutta e verdura, che sono consigliate da tutte le Linee Guida per una sana alimentazione, è un’abitudine di pochi (il 7% della popolazione). Il 38% degli italiani mangia 3-4 porzioni di frutta e verdura ogni giorno, ma più della metà (52%) si ferma a 1 o 2 porzioni e il 3% della popolazione italiana non passa mai nel reparto orto-frutta.

Ovviamente, oltre a questi punti, è necessario che le porzioni dei pasti ordinari siano nella norma e che non si mangi fuori pasto. Proprio per questo, alcuni ristoranti hanno iniziato a ridurre le porzioni, adottando piatti di dimensioni minori, in modo che il senso di sazietà visiva del cliente sia ugualmente soddisfatto. A casa, invece tocca a noi regolarci e qui ci possono aiutare le porzioni suggerite dalle “Linee Guida per una sana alimentazione”, sviluppate dal Consiglio per la Ricerca in Agricoltura del Ministero dell’Agricoltura della sovranità alimentare e delle Foreste.

Per saperne di più

 

Redatto da:

Rossi Filippo
Ricercatore in nutrizione umana
Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali
Università Cattolica del Sacro Cuore,
Piacenza

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